Il Design sostenibile
Gianmarco Miano, 26 Febbraio 2019Il tema è diventato da qualche tempo il fulcro del dibattito internazionale tra specialisti del mondo del progetto e all’interno delle università, specie nelle facoltà di Disegno industriale. Le risposte non sono semplici ma complesse, alcuni canoni generali sono stati inglobati e oggi sono la base della progettazione e produzione di prodotti qualitativamente validi: materiali riutilizzabili, biodegradabili, riciclabili, atossici, progettati pensando alla lunga vita del prodotto, rendendolo fruibile e durevole.
Per parlare di design sostenibile non basta però guardare il prodotto in superficie, ma va considerato tutto ciò che è dietro ed intorno ad esso: il processo produttivo, l’impatto del prodotto sull’ambiente, la credibilità della stessa azienda.
Riduzione, riutilizzo e riciclo, montaggio-smontaggio-autocostruzione, utilizzo di energie pulite e rinnovabili, emissioni nocive meno impattanti, scelta dei materiali, analisi, certificazione e la smaterializzazione del prodotto-servizio.
L’Associazione per il disegno industriale (ADI), concepisce una sorta di certificato di qualità, una “carta di garanzia” che garantisce il rispetto di ogni parametro a capo della sostenibilità a tutela delle scelte del consumatore.
Perché non si possa pensare che l’industria umana debba inevitabilmente danneggiare il nostro ecosistema? Perché il modello a cui ispirarsi non possa essere la natura?
I prodotti, man mano il passare degli anni, devono essere pensati e progettati in modo che, dopo la loro vita d’ utilizzo, forniscano nutrimento e stimoli per qualcosa di nuovo, sia come “nutriente biologico” da re-immettere in modo sicuro nell’ambiente o come “nutrimento tecnico ” che vengono immessi all’interno di cicli industriali ad anello chiuso,pertanto senza essere riciclati in impieghi di basso grado come lo sono ora la maggior parte dei materiali riciclabili.